Associazione che si occupa di disturbi del comportamento alimentare e violenza di genere.

Disturbi alimentari, serve il coraggio di chiedere aiuto

La pandemia e la guerra in Ucraina stanno provocato un aumento dei casi di disturbi alimentari del 40%. Chi ne soffre fatica a rendersene conto e a chiedere aiuto: è un’emergenza da affrontare con tempestività e serietà. Ne parliamo con Maria Grazia Giannini, vicepresidente di Consult@noi, associazione nazionale disturbi del comportamento alimentare, e presidente dell’associazione Il bucaneve.

Giannini, in questo periodo si parla molto di fragilità dei giovani. Lei è un’esperta: com’è la situazione?
Questa è una patologia che già prima della pandemia e della guerra è stata definita un’epidemia sociale perché coinvolgeva tantissime persone ed era una delle prime cause di morte tra i giovani. Purtroppo la situazione è peggiorata con la pandemia e con tutto quello che l’ha accompagnata: ansia, mancanza di sicurezza per il futuro, essere costretti ad essere sempre vicini al cibo…
Tutto questo ha fatto scoppiare molte fragilità, favorendo lo sviluppo dei sintomi del disturbo del comportamento alimentare. I dati che ci fornisce il ministero della Salute parlano di un aumento del 40% rispetto a prima della pandemia. Io posso confermare che questa percentuale non è affatto alta perché le richieste di aiuto, le telefonate e quello che abbiamo fatto confermano che c’è stato un tracollo.

Chi solo i ragazzi che vi chiedono aiuto?
La fascia più alta rimane quella dei ragazzi tra i 12 e i 18-20 anni, ma si è abbassata moltissimo la soglia, ci sono bambine di 10, 11 anni già ricoverate. Ad Umbertide è stato aperto un centro per bambini di 3, 4 anni, che manifestano problemi e ossessioni, come il cosiddetto disturbo da alimentazione selettiva, cioé mangiano, ad esempio, solo alimenti bianchi o verdi. Durante la pandemia si è molto alzata l’età di chi soffre di questi disturbi: anche persone molto adulte, di 50, 60 anni, hanno cominciato ad avere problemi legati al cibo.

Ogni situazione è unica, ma ci sono linee comuni dietro questi disturbi?
Come continuiamo a dire per cercare di far comprendere bene cos’è un disturbo alimentare, si usa il cibo, e quindi anche il corpo, per dare voce a quello che non si riesce a dire, ad un dolore che abbiamo dentro, a delle fragilità così nascoste che a volte noi stessi non riusciamo a dar loro un nome, a manifestarle. Per non sentire quelle emozioni, quel dolore, perché si ha paura di affrontarlo, si ricorre al cibo. Per ogni persona c’è una causa che fa uscire il problema, in questo caso è stata proprio la pandemia che ha scatenato il problema, perché chi aveva già delle fragilità si è sentito emotivamente in ansia senza sapere cosa sarebbe successo, obbligato a stare in casa, a contatto col cibo e talvolta in un contesto familiare difficile.

Quando bisogna preoccuparsi?
Questa domanda l’hanno posta moltissimi genitori nel periodo della pandemia, perché si sono fatti prendere dall’ansia vedendo nuovi comportamenti dei figli che non capivano. Nell’adolescenza alcuni segnali possono essere legati soltanto ad una fase della crescita, però quando gli sbalzi d’umore, il rinchiudersi, l’evitare di andare nei luoghi dove prima si stava volentieri, è collegato ad un respingimento o ad un aumento eccessivo del cibo, allora bisogna cominciare a drizzare le antenne. Quello che diciamo noi è: nel dubbio, rivolgiamoci ad un professionista affinché possa consigliarci.

Chi volesse parlare con voi?
Visitando il nostro sito si trovano tutte le associazioni affiliate e i vari contatti. Noi siamo assolutamente disponibili. Oppure ci possono contattare su Facebook, sulla nostra pagina. Se ci inviano un messaggio noi risponderemo.

Quando si parla di disturbi alimentari è un problema solo al femminile o riguarda anche i ragazzi?
I disturbi del comportamento alimentare sono nati come disturbo di genere, ma oggi non è più così, il problema è in continuo aumento nei maschi. Fino a 3, 4 anni fa, su dieci persone che ne soffrivano, 9 erano femmine e 1 maschio, oggi il rapporto è di di 6 a 4. Quindi è molto diffuso. Il disturbo alimentare ha inoltre assunto molte altre forme al di fuori di quelle più note, che sono l’anoressia, la bulimia, il binge eating o disturbo da alimentazione incontrollata. Adesso ci sono la drunkoressia (si evita di mangiare per compensare le calorie assunte bevendo molto alcol), la vigoressia (è un disturbo che comporta un’ossessione per la forma muscolare), l’ortoressia (è l’ossessione per i cibi sani)… anche questi disturbi sono molto gravi e vanno scoperti e curati in tempo se vogliamo risolverli. È fondamentale quello che cerchiamo di fare noi associazioni perché a livello pubblico manca l’informazione per poter fare prevenzione,, ma fino a che non conosciamo il problema, non ci possiamo nemmeno difendere.

Che direbbe ai ragazzi che lottano con questo disturbo e ai loro genitori?
Ai ragazzi dico che quando si intraprende la strada del disturbo alimentare all’inizio, come per ogni dipendenza, sembra di star bene e di aver trovato la soluzione, ma è davvero un inganno colossale. Bisogna stare molto attenti e soprattutto trovare il coraggio – quando la parte ancora sana del corpo ci dice che c’è qualcosa che non va – di parlarne con una persona di cui ci si fida molto o con un professionista del settore o con noi associazioni, che siamo sempre pronte ad ascoltare e ad aiutare. Ai genitori mi viene di dire di mettere da parte il senso di colpa, che è normale venga subito fuori. Il genitore cerca di fare sempre meglio che può per i propri figli. In questi casi, il genitore stesso deve trovare il coraggio di chiedere aiuto non solo per il figlio, che dovrà prendersi la responsabilità di agire da solo e di seguire un percorso, ma anche per sé stesso, per trovare forza e il sostegno di cui ha bisogno

per saperne di più: https://www.cittanuova.it/multimedia/2022/4/14/disturbi-alimentari-serve-coraggio-chiedere-aiuto/?fbclid=IwAR3CsNOFax8FFo7m86Wc-KjP9NV787ZmfY-GRmD2wxq1Z_adcj0gjXcrb3s