Associazione che si occupa di disturbi del comportamento alimentare e violenza di genere.

Non premiate i figli con il cibo, il rischio è un disturbo alimentare

Dare l’alimento preferito quando sono tristi potrebbe causare obesità. Il rapporto emotivo-alimentare deve essere formato già da piccoli per evitare dipendenze e obesità.

MANGIARE per esprimere emozioni. L’emotional eating, ovvero la fame emotiva è un problema diffuso. Chi non riesce a gestire emozioni come la tristezza, la rabbia o l’ansia cerca rifugio nel cibo. Ci si sfoga mangiando tanto e male. Una vera e propria abbuffata anti-stress.

·INSEGNAMENTI SBAGLIATI
Ma l’emotional eating non è una cattiva abitudine che appartiene solamente agli adulti. Sembrerebbe che anche i bambini mangino quando sono tristi. Secondo uno studio condotto dall’University College London (UCL), la causa principale per la fame emotiva è l’ambiente familiare. I genitori insegano ai propri figli ad esprimere i propri sentimenti attraverso la nutizione.  Quando si dà al bambino il suo piatto preferito per consolarlo, lo si abitua a credere che i problemi si risolgano mangiando. Il cibo viene usato come sostituto per regolare le emozioni. Questo comportamento è problematico perché fa aumentare il rischio di obesità.

·LO STUDIO
I ricercatori dell’UCL hanno osservato 398 gemelli britannici al quarto anno di vita. Metà di questi bambini erano figli di genitori obesi per cui a rischio maggiore di obesità. L’altra metà erano figli di genitori normo-peso. Inoltre hanno analizzato se le abitudini cambiavano fra gemelli identici ed eterozigoti. Le differenze tra questi erano minime, il che ha portato i ricercatori ad affermare che la fame emotiva è causata principalmente dall’ambiente familiare. Per cui non è ereditaria come si è soliti a pensare.

·STRATEGIE PER CONSOLARE I BAMBINI
Ma esistono strategie migliori per rassicurare i figli. “Usare il cibo come mero rinforzo positivo per consolare i bambini, il comfort food, o ricompensarli per un certo comportamento comporta dei rischi, sia sul piano nutrizionale che su quello psicologico-emotivo – spiega Roberto Sacco, psicologo del Campus Biomedico di Roma – . Spesso, i cibi che sono utilizzati come strumento di consolazione possiedono alti contenuti di zuccheri e possono determinare, fra l’altro, fenomeni di dipendenza alimentare attraverso l’attivazione dei circuiti neuronali della ricompensa che sono gli stessi che si attivano nel caso delle dipendenze da droghe o sostanze psicoattive. Per consolare i figli sarebbe molto meglio usare un dialogo costruttivo, il contatto fisico e il gioco”.

·COMPORTAMENTO EMOTIVO-ALIMENTARE
Ma se i bambini hanno già acquisito questa abitudine di mangiare quando provano forti emozioni, cosa possono fare i genitori per cambiare questa consuetudine? “In caso di fame emotiva, ovvero quando i bisogni alimentari non coincidono i bisogni di natura emotiva, siamo di fronte ad un problema comportamentale” – continua Sacco. “Bisogna, infatti, capire perché le persone mangiano anche quando non vogliono o anche quando dovrebbero evitare di farlo per problemi di salute. Il genitore può aiutare il bambino a renderlo più consapevole delle proprie scelte alimentari (perché e quando mangi) attraverso la scelta dei cibi, la conoscenza dei cibi stessi, la quantità dei cibi ingeriti, le conseguenze a breve e a lungo termine. In questo modo si può provocare un cambiamento duraturo delle abitudini alimentari. Far capire al ragazzo la connessione che c’è tra cibo ed emozioni e come i comportamenti alimentari sono influenzati dalle emozioni, ovvero che talvolta tendiamo a mangiare soltanto perché certi cibi ci aiutano a gestire delle situazioni emotivamente difficili. Inoltre, l’emotional eating non risolve i problemi emotivi ma solitamente li peggiora perché può svilupparsi anche il senso di colpa per avere ‘mangiato troppo’ o per avere mangiato cose non necessarie o addirittura pericolose”.
 
·IL BINGE EATING
Lo studio ha messo in evidenza che consolare i bambini con il cibo può alzare il rischio di obesità. Ma allora se un genitore premia i figli con il loro piatto preferito, o per punizione glielo priva, c’è il rischio che sviluppino dei disturbi alimentari come l’anoressia nervosa o la bulimia? “L’evidenza scientifica circa il ruolo del cibo utilizzato come premio/punizione in età infantile e lo sviluppo successivo di disturbi del comportamento alimentare non è stata accertata. È vero, tuttavia, che l’emotional eating può rappresentare un fattore di rischio significativo per l’insorgenza di disturbi come la Bulimia o il Binge Eating o anche l’obesità (anche in riferimento a quella infantile che rappresenta una vera e propria epidemia sociale nei paesi occidentali). Può essere necessario, in questi, suggerire un trattamento psicoterapico individuale e nel caso di bambini anche un percorso psicoeducativo per i genitori”.  Per cui quando i bambini sono tristi o frustrati è meglio fargli parlare e giocare che mangiare.

Fonte: Repubblica.it